Come abbiamo già detto, la distinzione dei nomi in maschili e femminili ha un significato concreto solo per quelli che indicano persone o animali; per i nomi di cosa, invece, rappresenta una mera convenzione ed ha un valore esclusivamente grammaticale: è ovvio infatti che non esistono cose “maschi” e cose “femmine”. Appunto per questo i nomi di cosa non possono subire trasformazioni nel genere e rimangono sempre o maschili o femminili. È vero che alcuni di essi presentano una differenza nella terminazione, come se avessero una forma per il maschile e una per il femminile; in questi casi, però, non si tratta di variazioni del genere ma di nomi diversi, che nella forma maschile significano una cosa e nella femminile un’altra:
Vi sono poi alcuni nomi di cosa che, pur conservando la medesima forma, possono essere maschili o femminili; anche in questo caso si tratta di parole con significato diverso secondo il genere:
NOMI DI PERSONA E DI ANIMALE
La maggior parte dei nomi di esseri animati può avere sia il maschile sia il femminile e passa dall’uno all’altro mutando la desinenza o aggiungendo un suffisso (nomi di genere mobile). Il cambiamento delle terminazioni dei nomi mobili può avvenire in diversi modi:
Nomi in -a
I nomi che al maschile finiscono in -a formano il femminile aggiungendo al tema il suffisso -essa:
poeta – poetessa
profeta – profetessa
duca – duchessa
Non è così per i nomi che terminano in -cida e -ista (artista) e per alcuni altri come pediatra, collega, atleta, nei quali la desinenza -a vale tanto per il maschile quanto per il femminile.
Nomi in -o
I nomi che al maschile terminano in -o passano al femminile prendendo la desinenza -a:
alunno – alunna
figlio – figlia
maestro – maestra
zio – zia
amico – amica
impiegato -impiegata
Tra i nomi di animali:
gatto – gatta
cavallo – cavalla
Alcuni nomi in -o si comportano come i maschili in -a e aggiungono perciò al tema il suffisso -essa. che generalmente conferisce al sostantivo un’intonazione scherzosa, ironica o dispregiativa:
avvocato – avvocatessa
filosofo – filosofessa (o filosofa)
Nomi in -e
I nomi che al maschile escono in -e formano il femminile in due diversi modi. Alcuni cambiane la desinenza in -a:
signore – signora
cameriere – cameriera
padrone – padrona
marchese – marchesa
Altri — e sono nomi indicanti professione, carica, titolo nobiliare – prendono il suffisso -essa:
studente – studentessa
principe – principessa
Fra i nomi di animali:
leone – leonessa
elefante – elefantessa
Nomi in -tore
I nomi che al maschile terminano in -tore (i nomi di agente) formano il femminile in -trice:
imperatore -imperatrice
pittore – pittrice
attore – attrice
lettore – lettrice
scrittore – scrittrice
autore – autrice
Ma dottore fa dottoressa.
Alcuni nomi hanno, accanto alla forma in -trice, quella popolare e regionale in -tora:
benefattore – benefattrice o benefattora
stiratore – stiratrice o stiratora
Altri, invece, hanno solo la forma in -tora:
pastore – pastora
impostore – impostora
Nomi in -sore
I nomi che al maschile finiscono in -sore (anch’essi nomi di agente) sono adoperati raramente al femminile, ottenuto aggiungendo Anice alla radice del verbo da cui derivano:
possessore – posseditrice
difensore – difenditrice
Ma professore fa professoressa (è questo l’unico sostantivo in -sore che ha una forma femminile molto comune nell’uso).
Alcuni nomi hanno, accanto alla forma in -itrice , quella in -sora anch’essa rara.
Altri, invece, hanno solo la forma (rara) in -sora:
incisore – incisora
Casi particolari
Alcuni nomi di esseri animati usano il suffisso diminutivo per formare il femminile:
eroe – eroina
gallo – gallina
re – regina
zar – zarina
e, analogamente, l’accrescitivo per formare il maschile:
capra – caprone
strega – stregone
Formano il femminile in modo del tutto particolare i seguenti nomi:
fante – fantesca
doge – dogaressa
abate – badessa
cane – cagna
NOMI INDIPENDENTI
Alcuni nomi di genere grammaticale fisso hanno radici diverse per il maschile e il femminile:
padre – madre
frate – suora
celibe – nubile
uomo – donna
maschio – femmina
papà (o babbo) – mamma
fratello – sorella
marito – moglie
genero – nuora
Tra i nomi di animali:
montone – pecora
porco – scrofa
toro – vacca
fuco – ape
NOMI DI GENERE COMUNE
Alcuni nomi hanno un’unica forma per il maschile e per il femminile; essi possono essere distinti solo dall’articolo o, eventualmente, dall’aggettivo che li accompagna.
Appartengono a questa categoria:
-alcuni nomi in -e:
il nipote – la nipote
il consorte – la consorte
il custode – la custode
il parente – la parente
-i nomi che corrispondono a forme sostantivate di participio presente:
il cantante – la cantante
-i nomi in -ista e -cida:
il giornalista – la giornalista
il pianista – la pianista
il finalista – la finalista
-alcuni nomi in -a quasi tutti di derivazione greca:
il collega – la collega
un atleta – un’atleta
I nomi dei primi due gruppi sono ambigeneri non solo al singolare, ma anche al plurale:
i consorti – le consorti
i cantanti – le cantanti.
Per gli altri nomi, invece, la comunanza del genere è limitata esclusivamente al singolare, giacché nel plurale essi presentano forme diverse per il maschile e per il femminile:
i pianisti – le pianiste, i colleghi – le colleghe.
NOMI DI GENERE PROMISCUO
Alcuni nomi di animali hanno un’unica forma, o maschile o femminile, per indicare tanto il maschio quanto la femmina:
l’aquila, la giraffa, la pantera, la iena, la volpe, la balena, la rondine;
il corvo, il falco, il delfino, il leopardo, lo scorpione, il serpente.
In questi casi, per distinguere il genere “naturale” si aggiunge maschio o femmina.
Ci sono poi dei nomi zoologici che possono essere maschili e femminili, sempre nella medesima forma: il serpe – la serpe, il lepre – la lepre. Tuttavia il maschile non si usa solo per il maschio e il femminile solo per la femmina, ma entrambi si adoperano sia per l’uno sia per l’altra. Perciò anche qui, se si vuole distinguere, bisogna specificare il sesso e dire:
il lepre maschio – il lepre femmina
la lepre maschio – la lepre femmina