L’articolo, determinativo (il, lo, la ecc.) o indeterminativo (un, uno, una), non ha un significato lessicale autonomo in una frase. Serve però a determinare in vario modo il nome a cui è associato, col quale concorda in genere e numero. Se vogliamo dire qualcosa a proposito, poniamo, di un cane, dobbiamo prima specificare se la nostra affermazione intende riferirsi a tutti i membri della classe (il cane è il migliore amico dell’uomo) o ad un unico individuo (Marco ha un cane pezzato). L’articolo, insieme ad altre parti del discorso, per esempio i dimostrativi (questo cane), gli aggettivi indefiniti (alcuni cani) o qualificativi (un bel cane), svolge proprio questa importante funzione di determinante del gruppo nominale.
C’è un legame strettissimo tra l’articolo e il sostantivo. Solo in determinate condizioni il sostantivo può fare a meno dell’articolo (per esempio, con alcuni nomi propri, come Maria o Parigi), mentre l’articolo è sempre seguìto da un sostantivo. Anzi l’articolo ha la proprietà di rendere sostantivi anche le parole che per loro natura non lo sarebbero; infatti qualunque «parte del discorso», accompagnata dall’articolo, si trasforma in nome. Prendiamo, per esempio, gli aggettivi utile e dilettevole, le congiunzioni ma e se, gli avverbi assai e troppo, i verbi dare, avere, fare; preceduti dall’articolo, essi si sostantivano:
unire l’utile al dilettevole;
con i «ma» e con i «se» non sifa la storia;
l’assai basta e il troppo guasta;
calcolare il dare e l’avere;
si avvicinò con un fare sospetto.
Nell’italiano di oggi l’articolo rappresenta due opposizioni fondamentali:
-opposizione «classe» / «membro»
il cane è l’animale più fedele / un cane abbaiava nella strada.
L’articolo determinativo rappresenta la classe che è attribuita al cane; qui il cane = i cani = tutti i cani; l’articolo indeterminativo indica che si tratta di un membro della classe dei cani.
-opposizione «noto» / «nuovo»
il bambino è nel giardino / un bambino è nel giardino.
L’articolo determinativo si riferisce al fatto che noi già conosciamo il bambino di cui stiamo parlando, bambino che è noto anche a chi ci ascolta; bambino qui è un elemento noto; invece con l’articolo indeterminativo non si presuppone che il parlante e l’ascoltatore abbiano una conoscenza di ciò cli cui si sta parlando; bambino qui è il nuovo.
L’articolo precisa se il sostantivo debba essere considerato come determinato o noto (articolo determinativo) o come indeterminato o nuovo (articolo indeterminativo): è la differenza che corre, per esempio, tra il cane e un cane.
Questa differenza si capisce meglio quando in un testo osserviamo la trasformazione dell’articolo indeterminativo in articolo determinativo. Ricordiamo l’inizio di una celebre favola, che noi riproduciamo semplificando:
Un lupo e una pecora s’incontrano presso un ruscello. Il lupo disse ….. La pecora rispose …..
Perché avviene questo cambio di articoli? L’articolo indeterminativo rappresenta l’individuazione nell’insieme di tutti i lupi (nella «classe» dei lupi) di un lupo che non è ancora identificato: è la prima volta che ne sentiamo parlare. In questo caso è necessario usare l’articolo un, il quale esprime un senso “attuale” indeterminato. La stessa cosa vale naturalmente per l’espressione una pecora. Quando l’individuo è stato nominato una prima volta, l’identificazione è avvenuta; allora si passa agli articoli il e la, i quali esprimono un senso “attuale” determinato:
un lupo > il lupo
una pecora > la pecora
In alcuni casi lo stretto legame tra articolo e sostantivo può essere spezzato. mediante l’inserimento:
-di un aggettivo: la nuova costruzione,
-del relativo cui: il direttore, la cui lettera mi è appena giunta, Mi informa sui nuovi sviluppi dell’azienda,
-di un participio passato: il suddetto autore,
-di alcuni avverbi: l’allora capo del governo; il già menzionato autore.
Gli esempi 2, 3 e 4 sono caratteristici di uno stile formale burocratico.
Diamo ora uno sguardo complessivo a tutte le forme dell’articolo:
Come si ricava dallo specchietto, l’opposizione tra «determinato» e «indeterminato» avviene in modo diverso al singolare e al plurale:
-al singolare l’articolo ha forme specifiche per indicare sia la determinatezze che l’indeterminatezza:
il cane / un cane;
la casa / una casa:
-al plurale l’articolo ha forme specifiche solo per indicare la determinatezza, mentre l’indeterminatezza è indicata dall’assenza dell’articolo (o dagli articoli partitivi dei, delle, degli):
i cani/cani (o dei cani);
le case /case (o delle case).
L’articolo si accorda con il nome cui si riferisce. Davanti a nomi che hanno una stessa forma per il maschile e il femminile o per il singolare e il plurale, l’articolo ne specifica il genere e il numero:
il /la nipote;
la / le specie.
L’ARTICOLO DETERMINATIVO
L’articolo determinativo indica una cosa definita, che si presuppone già nota.
Se, per esempio, diciamo:
hai visto il professore?,
alludiamo non a un professore qualsiasi ma a uno in particolare, che sia noi sia il nostro interlocutore conosciamo.
L’articolo determinativo viene pure impiegato per indicare una classe (come si diceva sopra), un tipo, una specie (l’uomo è dotato di ragione, cioè ‘ogni uomo’ o per esprimere l’astratto (la pazienza è una gran virtù); per indicare parti del corpo (mi fa male il braccio), oggetti che ci appartengono strettamente (mi hanno rubato il portafogli, non trovo più le scarpe); inoltre si usa con i nomi che significano cose uniche in natura (il sole, la luna, la terra) e con i nomi di materia (il grano, l’oro).
In alcuni contesti svolge la funzione di un aggettivo dimostrativo (penso di finire entro la settimana, ‘entro questa settimana’; sentitelo l’ipocrita, ‘questo ipocrita!’) o di un pronome dimostrativo (tra i due vini scelgo il rosso, ‘quello rosso’; dei due attori preferisco il più giovane, ‘quello più giovane’).
Può anche avere valore distributivo (ricevo il giovedì, ‘tutti i giovedì’) o temporale (partirò il mese prossimo, ‘nel mese prossimo’).
FORME DELL’ARTICOLO DETERMINATIVO
Il, i
La forma il si premette ai nomi maschili che cominciano per consonante, tranne i- impura (cioè seguita da altra consonante), z, x, i gruppi pn, ps e i digrammi gn, sc
il bambino, il cane, il dente, il fiore, il gioco, il liquore.
La forma corrispondente per il plurale è i:
i bambini, i cani, i denti, i fiori, i giochi, i liquori.
Lo (l’), gli
La forma lo si premette ai nomi maschili che cominciano:
-con s impura:
lo sbaglio, lo scandalo, lo sfratto, lo sgabello, lo slittino, lo smalto, lo specchio, lo studio;
-con z:
lo zaino, lo zero, lo zio, lo zoccolo, lo zucchero;
-con x:
lo xilofono, lo xilografo;
-con i gruppi pn e ps:
lo pneumatico, lo pneumotorace ; lo pseudonimo, lo psichiatra,
lopsicologo;
-con i digrammi gn e sc:
lo gnocco, lo gnomo, fare lo gnorri; lo sceicco, lo sceriffo, lo scialle, lo scimpanzè;
-con la semiconsonante i /j/
Io iato, lo iettatore, lo ioduro, lo yogurt.
Non mancano però oscillazioni, soprattutto davanti al gruppo consonantico pn per esempio, il pneumatico tende oggi a prevalere su lo pneumatico. Anche davanti a i semiconsonantica l’uso non è costante: accanto a lo iato si può incontrare l’iato, ma la forma con elisione è meno comune.
Davanti alla semiconsonante u /w/, occorre distinguere tra le parole italiane, che prendono l’articolo lo nella forma elisa d’uomo, l’uovo, e le parole di origine straniera, per le quali si usa il:
il week-end, il whisky, il windsurf.
Per il plurale si useranno, rispettivamente, le forme gli (gli uomini) e i (i windsurf, i week-end).
Nelle parole comincianti per h si usa lo (gli, uno) davanti a h aspirata:
lo Hegel, lo Heine, lo hardware,
e l’ (gli, un) davanti a h non aspirata:
l’habitat, l’harem.
Nell’uso vi è una netta prevalenza della forma elisa in tutti i casi, perché anche le parole straniere con h aspirata (per esempio il già citato hardware, a cui possiamo aggiungere hamburger, hobby ecc.) assumono generalmente una pronuncia italianizzata con h muta.
Si ha lo invece di il nelle locuzioni avverbiali per lo più, per lo meno, secondo un antico uso dell’articolo.
La forma lo si premette anche ai nomi maschili che cominciano per vocale, ma in questo caso si elide in l’:
l’abito, l’evaso, l’incendio, l’ospite, l’usignolo.
Come si è detto, davanti a i semiconsonantica (/j/)per lo più non si ha elisione.
La forma corrispondente a lo per il plurale è gli:
gli sbagli, gli zaini, gli xilofoni, gli (o anche i) pneumatici,
gli pseudonimi, gli gnocchi, gli sceicchi, gli iati,
gli abiti, gli evasi, gli incendi, gli ospiti, gli usignoli.
Gli può elidersi soltanto davanti a i: gl’incendi (ma è più frequente la forma intera).
La (l’),le
La forma la si premette ai nomi femminili comincianti per consonante e per i semiconsonante /j/:
la bestia, la casa, la donna, la fiera, la giacca, la iena.
Davanti a vocale la si elide in l’:
l’anima, l’elica, l’isola, l’ombra, l’unghia.
La forma corrispondente a la per il plurale è le:
le bestie, le case, le donne, le fiere, le giacche, le iene,
le anime, le eliche, le isole, le ombre, le unghie.
Le può elidersi soltanto davanti a e (ma ciò accade raramente e quasi sempre in testi poetici): l’eliche.
Con i nomi comincianti per h, a differenza del maschile, prevale la forma non elisa: la hall, la holding.
L’ARTICOLO INDETERMINATIVO
L’articolo indeterminativo indica una cosa generica, indefinita, che si considera come non ancora nota; la sua funzione è quella di introdurre nel discorso un nome cli cui non si era parlato in precedenza.
Se diciamo:
chiamerò un architetto
ci riferiamo a un architetto qualsiasi. non ancora identificato.
Talvolta l’articolo indeterminativo designa il tipo, la categoria, la specie ed equivale a ‘Ogni’:
un giovane manca sempre d’esperienza:
in questo caso il suo uso viene a coincidere con quello dell’articolo determinativo, al punto che si potrebbe dire:
il giovane manca sempre d’esperienza.
L’articolo indeterminativo può poi intensificare il significato di un termine, acquistando valore consecutivo:
era ridotto in uno stato da far paura,
`in uno stato tale’, cioè, da far paura.
Nel linguaggio parlato si usa anche per esprimere ammirazione (ho conosciuto una ragazza!) o senso superlativo (ho avuto una paura!); inoltre può indicare approssimazione e corrisponde a ‘circa, pressappoco’: dista un tre chilometri.
FORME DELL’ARTICOLO INDETERMINATIVO
Un
La forma un si premette ai nomi maschili che cominciano per consonante, tranne s impura, z, x, i gruppi pn, ps e i digrammi gn, sc, con uso corrispondente a quello dell’articolo il:
un bambino, un cane, un dente, un fiore, un gioco, un liquore.
Inoltre si premette anche ai nomi maschili inizianti per vocale o per la semiconsonante u/w/(mentre la i semiconsonante /j/ prende l’articolo uno):
un amico, un elmo, un incubo, un oste, un uragano, un whisky, un week-end.
È bene ricordare che davanti a vocale l’articolo indeterminativo un non si apostrofa mai, in quante non si tratta di una forma elisa: un’anno, un’osso corrisponderebbero a una anno, una osso; per la stessa ragione non si può scrivere un idea, un ora senza l’apostrofo. Attenzione a distinguere un assistente (uomo) da un’assistente (donna).
Uno
La forma uno si premette ai nomi maschili che cominciano con s impura, z, x. con i gruppi pn e ps, con i digrammi gn e sc, con la semiconsonante i /j /. secondo l’uso dell’articolo lo:
uno sbaglio, uno zaino, uno xilofono, uno (o anche un) pneumatico, uno pseudonimo, uno gnocco, uno sceicco, uno iato.
Per quanto riguarda i vocaboli di origine straniera inizianti con h si veda quanto detto a proposito di lo.
Una (un’)
La forma una si premette ai nomi femminili, elidendosi in un’ davanti a vocale (ma non davanti a i semiconsonante /j/), secondo l’uso dell’articolo la:
una bestia, una casa, una donna, una fiera, una giacca, una iena; un’anima, un’elica, un’isola, un’ombra, un’unghia.
Come s’è detto, l’articolo indeterminativo non ha plurale; con funzione di plurale si possono però usare le forme del partitivo dei, degli, delle o gli aggettivi indefiniti qualche (seguito dal singolare), alcuni, alcune:
sono sorte delle difficoltà;
ho ancora qualche dubbio;
alcuni giorni;
o anche:
alcune difficoltà, numerosi dubbi, parecchi giorni.
Un’altra possibilità è quella di fare a meno sia del partitivo sia dell’aggettivo indefinito, esprimendo il nome plurale senza nessuna indicazione:
sono sorte difficoltà, ho ancora dubbi.