In questa guida spieghiamo quali sono gli aggettivi indefiniti e mettiamo a disposizione frasi d’esempio.
Mentre gli aggettivi dimostrativi danno un’indicazione precisa, gli aggettivi indefiniti ne forniscono una generica e approssimata: tra gli uni e gli altri c’è la stessa differenza che passa tra l’articolo determinativo e quello indeterminativo.
Gli aggettivi indefiniti si uniscono al nome per esprimere un’idea più o meno vaga di quantità o di qualità.
Il carattere dell’indeterminatezza è l’unico elemento che ci permetta di raggruppare insieme aggettivi molto diversi fra loro.
Vene sono infatti alcuni che indicano una unità indefinita: ogni, ciascuno, qualunque, qualsiasi, qualsivoglia, nessuno; altri che indicano una pluralità indefinita: qualche, alcuno; altri che al singolare indicano l’unità indefinita, e al plurale la pluralità indefinita: taluno, certuno, certo, tale, altri che indicano una quantità indefinita: poco, alquanto, parecchio, molto, tanto, troppo, altrettanto, tutto, altro, diverso, vario.
Vediamo uno per uno gli aggettivi indefiniti:
ogni è invariabile e indica una totalità di persone o cose considerate singolarmente:
ogni proposta verrò esaminata con attenzione.
Può anche avere valore distributivo:
ogni tre mesi deve andare a trovarlo;
ciascuno ha il femminile, ma non il plurale; nel significato equivale a ‘ogni‘, di cui è meno usato:
ciascuno scolaro ricevette un libro; ciascuna copia è stata firmata,
Al maschile subisce il troncamento in ciascun davanti a consonante semplice o a vocale:
ciascun cittadino, ciascun uomo.
Al femminile si può elidere davanti a vocale:
ciascun’amica;
qualunque è invariabile e significa ‘quale che sia’:
telefonami a qualunque ora.
A differenza di ogni e di ciascuno, può essere preceduto dall’articolo: una qualunque risposta bisognerà dargliela; e può anche seguire il sostantivo: passami un giornale qualunque.
In quest’ultimo uso ha talvolta un senso spregiativo: è un uomo qualunque.
Può inoltre collegare due proposizioni, assumendo il valore di un relativo; in tal caso si costruisce normalmente con il congiuntivo: qualunque persona venisse, avvertimi.
È errato farlo seguire dal pronome relativo: qualunque persona che venisse, avvertimi;
qualsiasi o qualsivoglia sono invariabili e si accompagnano di solito a sostantivi singolari; quando si riferiscono a un plurale, si pospongono al nome (esistono anche le forme plurali qualsiansi e qualsivogliano, ma sono rarissime). Il loro significato coincide con quello di ‘qualunque‘:
sono a tua disposizione in qualsiasi momento (o, meno comunemente, in qualsivoglia momento);
sono piatti di porcellana, non piatti qualsiasi;
nessuno è variabile nel genere, ma manca del plurale; ha valore negativo e significa ‘non uno’, ‘neppure uno’. Si comporta come ciascuno per quanto riguarda il troncamento e l’elisione:
nessun pericolo lo spaventava;
nessun uomo è perfetto;
nessuna impresa (o nessun’impresa) è priva di ostacoli.
Si adopera anche in frasi che hanno già un’altra negazione; in questo caso è sempre posposto al verbo e sostituisce l’aggettivo alcuno, rispetto al quale è di uso più comune:
non c’è più nessun dubbio.
Nelle proposizioni interrogative dirette e in quelle indirette introdotte dalla congiunzione se, assume valore positivo ed equivale a ‘qualche’: c’è nessuna notizia per me?;
qualche è invariabile e indica una pluralità indefinita ma limitata:
per le strade c’era solo qualche persona (s’intende più di una persona, anche se non molte).
Oltre alla pluralità, esprime altri valori; può significare ‘uno’ (non trovo la penna, eppure in qualche parte l’avrò messa); ‘un certo’ (è un’opera di qualche rilievo), ‘qualsiasi’ (un qualche rimedio si dovrà pur trovare);
alcuno si adopera al singolare solo nelle frasi negative, come equivalente più elevato di ‘nessuno’; subisce il troncamento e l’elisione negli stessi casi cli ciascuno e nessuno:
non posso darti alcun aiuto;
è una cosa senza alcuna importanza (o senza alcun’importanza).
Nelle frasi positive è sostituito da qualche:
mi occorre qualche foglio (e non: mi occorre alcun foglio).
È invece usato comunemente al plurale per indicare un numero indeterminato, ma non grande, di persone o cose; corrisponde perciò a ‘quache’:
l’ho incontrato alcuni giorni fa (= qualche giorno fa);
taluno si adopera generalmente solo al plurale con significato analogo a ‘certo’, rispetto al quale è di tono più letterario:
è meglio non parlare di talune persone;
certuno è affine a taluno, ma di uso più raro;
certo è di solito accompagnato al singolare dall’articolo un. Ha molteplici impieghi; a volte è sinonimo di ‘tale’:
ha telefonato un certo ragionier Rossi;
in altri casi equivale a ‘alcuno’, ‘qualche’:
esco con certi amici.
Può inoltre avere valore intensivo: ho certi nervi oggi; attenuativo: ha un certo ingegno; spregiativo: m’è toccato di vedere certe cose. Talora assume un senso più determinato e corrispondente a ‘simile, siffatto’: certi sbagli sono inammissibili.
Si ricordi che, oltre ad essere un aggettivo indefinito, certo è anche un aggettivo qualificativo e come tale significa ‘sicuro’. La sua collocazione cambia a seconda che svolga l’una o l’altra funzione; infatti quando è aggettivo indefinito si premette al nome. mentre si pospone quando è aggettivo qualificativo: un’attività che dà un certo utile (‘un qualche utile’) – un’attività che dà un utile certo (‘un utile sicuro’), mi ha riferito certe notizie (‘alcune notizie’) – mi ha riferito notizie certe (‘notizie sicure’):
tale varia nel numero, ma non nel genere; al singolare è per lo più preceduto dall’articolo indeterminativo. Indica una persona che non si può o non si vuole identificare più esattamente:
c’è di là un tale signor Bianchi che desidera parlarti.
Ha valore limitativo nella locuzione un tal quale: ha mostrato un tal quale interesse. Talora equivale a ‘simile, siffatto’: una tale insolenza non può essere tollerata. È usato di frequente per evitare la ripetizione di un termine già espresso: è un tipo pessimista: Io hanno reso tale le continue delusioni. In correlazione con quale o con se stesso, esprime identità, somiglianza strettissima: è tale (e) quale il padre; tale la moglie tale il marito. Con il significato di ‘così grande’ introduce o sottintende una proposizione consecutiva: si è preso un tale spavento che ancora trema tutto; ho una tale stanchezza (sottinteso: da non reggermi in piedi o qualcosa del genere). Come si è detto, può anche avere funzione dimostrativa;
poco indica una quantità esigua, scarsa:
c’è poco pane; mancano pochi minuti alla partenza;
molto indica una quantità notevole, in opposizione a poco, ha molto denaro; ci siamo incontrati dopo molti anni;
gli indefiniti molto e poco di norma non richiedono l’articolo (ho visto molti soldati; guadagna pochi soldi); in presenza dell’articolo assumono rispettivamente il significato di ‘molto numeroso’ e ‘poco numeroso’:
i molti soldati che ho visto andavano alla parata; il poco denaro che guadagna lo spende per comprare libri
alquanto ha un significato intermedio tra poco e molto, indicando una quantità discreta. Non è di uso molto comune, tant’è vero che viene spesso sostituito da aggettivi come parecchio, diverso, vario:
c’erano alquante (o, più comunemente, parecchie) persone;
parecchio indica una quantità rilevante, ma inferiore rispetto a molto; tuttavia questa leggera differenza tra i due aggettivi non sempre è avvertita, e infatti parecchio e molto vengono spesso usati come sinonimi:
in questo periodo abbiamo parecchio (o molto) lavoro;
si tratterrà da noi parecchi giorni;
tanto equivale a ‘molto’, ma esprime con più forza l’idea della grande quantità:
abbiamo sprecato tanto tempo; gliel’ho detto tante volte.
In correlazione con che o da introduce una proposizione consecutiva: ha tanta volontà che riesce in tutto (o da riuscire in tutto). In correlazione con quanto o con se stesso, stabilisce una comparazione di uguaglianza: c’erano tanti posti quanti erano gli invitati; tanto denaro guadagna, tanto ne spende. Preceduto da ogni in espressioni distributive, indica una quantità indeterminata: va a trovarlo ogni tanti giorni;
troppo indica eccesso, sovrabbondanza:
fa troppo caldo; non mangiare troppi dolci;
altrettanto ha valore correlativo ed esprime uguaglianza nella quantità: domani dovrò fare altrettanti compiti (cioè ‘tanti compiti quanto oggi’):
tutto indica la totalità, l’interezza; si costruisce con l’articolo o il dimostrativo inserito fra l’aggettivo e il nome:
ha girato tutto il mondo; chi ti ha dato tutte queste cose?
È spesso rafforzato con quanto:
si è bevuto da solo tutta quanta la bottiglia di vino.
In alcune espressioni si lega direttamente al sostantivo senza il tramite dell’articolo: è un regalo fatto di tutto cuore; te lo dico in tutta confidenza; andava a tutta velocità. Ciò avviene anche con i nomi propri di luogo e di persona che rifiutano l’articolo: l’ho cercato per tutta Roma; conosce alla perfezione tutto Dante. Particolare è l’uso di tutto con i numerali cardinali da due in poi, ai quali si unisce per mezzo della congiunzione e: c’erano tutti e quattro (o tutt’e quattro) i fratelli.
altro indica una quantità aggiunta in misura imprecisata:
occorre altro sale.
Talora esprime l’idea di ‘nuovo’:
ho comperato un’altra automobile.
Spesso indica in maniera indeterminata la differenza, la diversità:
erano altri tempi.
Può significare anche ‘restante, rimanente’ (chi ha mangiato l’altra metà della torta?), ‘scorso, precedente’ (è partito l’altra settimana), ‘prossimo, successivo (ci rivedremo quest’altr’anno). Si unisce spesso, con semplice funzione rafforzativa, ai pronomi personali di prima e seconda persona plurale: noi altri, voi altri (o noialtri, voialtri).
diverso e vario hanno anzitutto valore qualificativo; ma premessi a un nome collettivo o a un plurale, equivalgono a ‘alquanto, parecchio, molto’:
alla festa verrà diversa gente; ho varie cosa da dirti.