Con l’aggettivo qualificativo possiamo caratterizzare il nome in molti modi diversi: per esempio, un lavoro può essere interessante, onesto, impegnativo, monotono, ripetitivo, faticoso, stressante, facile, manuale, intellettuale, continuo, saltuario, autonomo, subordinato e così via di seguito. Gli aggettivi qualificativi sono dunque innumerevoli; come il nome e il verbo, si tratta di una classe aperta di elementi, che può essere sempre accresciuta attraverso nuove coniazioni.
GENERE E NUMERO DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO
Per quanto riguarda il genere e il numero, l’aggettivo qualificativo si comporta in maniera del tutto analoga al nome, secondo lo schema:
Abbiamo quindi due classi di aggettivi qualificativi:
alla prima classe appartengono gli aggettivi che presentano forme distinte per i due generi e i due numeri:
-o per il maschile singolare
-a per il femminile singolare
-i per il maschile plurale
-e per il femminile plurale
alla seconda classe appartengono gli aggettivi che non hanno forme diverse per il maschile e il femminile, ma possiedono solo la distinzione di numero:
-e per il singolare di entrambi i generi
-i per il plurale di entrambi i generi.
Esempi:
un bambino buono, una bambina buona, bambini buoni, bambine buone; un campo fertile, una terra fertile, campi fertili, terre fertili.
Si differenziano dalla prima classe alcuni aggettivi che al singolare escono in -a (sia nel maschile sia nel femminile) e al plurale escono in -i per il maschile e in -e per il femminile. Rientrano in questa categoria gli aggettivi terminanti in:
-asta: un atteggiamento vittimista, una pittrice surrealista:
-cida
-ita: sia con i tonica: una tradizione sciita, sia con i atona: un comportamento ipocrita, una reazione ipocrita;
e alcuni altri, fra cui ricordiamo entusiasta, idiota.
Gli aggettivi della seconda classe inodore e insapore hanno anche una forma in -o: un composto chimico inodoro e insaporo.
Per le particolarità che si presentano nella formazione del plurale, vale quanto abbiamo già osservato a proposito del plurale dei nomi. Basterà aggiungere che gli aggettivi composti, cioè risultanti dall’unione di due aggettivi, mutano al plurale soltanto la desinenza del secondo elemento:
problemi socioeconomici, dottrine socioeconomiche.
Come si può osservare in quest’ultimo esempio, il primo elemento della composizione, oltre ad essere invariabile, può comparire in forma abbreviata: problemi sociali ed economici -> problemi socioeconomici (o socio-economici). Il fenomeno si verifica in particolare:
-con gli aggettivi etnici: africano -> afro-: tradizioni afroamericane; inglese -> anglo-: gli alleati anglo-americani; austriaco -> austro-: l’impero austro-ungarico; francese -> franco-: guerra franco prussiana; indiano -> indo-: lingue indoeuropee; italiano -> italo-: italo-americano; giapponese -> nippo-: un accordo economico nippo-australiano;
-con aggettivi che appartengono alla terminologia scientifica
-con alcuni termini del linguaggio politico: socialista -> social-: socialdemocratico, socialimperialista; anarchico —> anarco-: anarco-sindacalista, anarco-individualista; democratico —> demo-: democristiano, demoproletario.
L’aggettivo pari e i suoi derivati impari, dispari hanno un’unica forma per entrambi i generi e i numeri; solo dal contesto potremo di volta in volta capire se vengono usati al maschile o al femminile, al singolare o al plurale:
numero pari, numeri pari, cifra pari, cifre pari.
Sono inoltre invariabili:
-le locuzioni avverbiali dappoco, dabbene, perbene usate come aggettivi: individuo dappoco, persona dappoco, individui dappoco, persone dappoco;
-alcuni sostantivi indicanti colore usati anch’essi in funzione aggettivale: l’abito rosa, la maglia rosa, gli abiti rosa, le maglie rosa;
-coppie di aggettivi indicanti gradazione di colore:
una gonna rosso cupo, delle camicie verde pallido;
come pure coppie formate da un aggettivo e un sostantivo;
una gonna rossofuoco, delle camicie verde bottiglia;
-l’infinito attributivo avvenire:
negli anni avvenire;
-l’aggettivo arrosto:
carne arrosto, salsicce arrosto, maialino arrosto;
-alcuni aggettivi di recente formazione composti da anti- e un sostantivo: fari antinebbia, cannoni anticarro, sistemi antifurto.
CCORDO DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO
L’aggettivo qualificativo concorda nel genere e nel numero con il sostantivo cui si riferisce:
un ragazzo studioso, una ragazza studiosa, ragazzi studiosi, ragazze studiose; Franco è studioso, Maria è studiosa, Franco e Luigi sono studiosi, Maria e Cristina sono studiose.
Quando si riferisce a più nomi dello stesso genere, tutti singolari, tutti plurali o alcuni singolari e altri plurali, l’aggettivo prende il genere dei nomi e va di solito al plurale:
la carta e la penna sono pronte;
ci regalarono dei dolci e dei liquori squisiti;
ho la faccia e le mani sporche;
ma si può dire anche:
lingua e letteratura italiana.
Quando si riferisce a più nomi di genere e di numero diversi, l’aggettivo viene posto per lo più al maschile plurale (tale preferenza si spiega col valore più vicino al “neutro” del maschile rispetto al femminile):
ha un acume e una lungimiranza straordinari;
i miei fratelli e le mie sorelle sono tutti lontani;
devo prendere delle pillole e uno sciroppo amarissimi;
ma è possibile anche:
devo prendere uno sciroppo e delle pillole amarissime.
In quest’ultimo esempio l’accordo al femminile è dovuto alla vicinanza del sostantivo femminile.
POSIZIONE DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO
In italiano l’aggettivo qualificativo può essere collocato sia prima del sostantivo sia dopo; molto spesso, anzi, cambia di significato (o di una sfumatura di significato) con il variare della sua posizione. Così, per esempio, la strada vecchia e la vecchia strada possono non voler dire esattamente la stessa cosa.
Infatti nel primo caso l’aggettivo posto dopo il nome assume una funzione distintiva (restrittiva):
prendi la strada vecchia, è più breve della nuova
nel secondo caso invece l’aggettivo posto davanti al nome ha piuttosto una funzione accessoria, descrittiva (non-restrittiva):
la vecchia strada s’arrampicava per la montagna.
E si noti la differenza tra un uomo buono e un buon uomo, un uomo povero e un pover’uomo, un uomo grande e un grand’uomo (casi del tutto analoghi sono pure un uomo gentile e un gentiluomo, un uomo galante e un galantuomo).
NOMINALIZZAZIONE DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO
Abbiamo già incontrato due casi dì nominalizzazione dell’aggettivo, nelle frasi rivoglio indietro il mio, vive con i suoi. Ma pressoché tutti gli aggettivi, in unione con l’articolo o con un altro determinante (un numerale o un aggettivo indefinito. per esempio), possono essere sostantivati:
i ricchi e i poveri, il vecchio e il nuovo, i Romani vinsero i Cartaginesi, quattro giovani, molti stranieri.
Talvolta l’originario valore di aggettivo non viene più avvertito dai parlanti:
il giornale, i mobili, l’invettiva, la metropolitana, la litoranea, il sonnifero, il buio, la circolare, la stradale, la fiorentina (bistecca), la Fiorentina (squadra di calcio).
In particolare, un aggettivo usato con valore neutro può sostituire un sostantivo astratto (il bello ‘la bellezza, il vero la verità,il giusto ‘la giustizia’ ecc.) analogamente a quanto accadeva nel nominativo neutro degli aggettivi greci e latini.
L’aggettivo qualificativo può svolgere anche la funzione di un avverbio: dire chiaro e tondo, andare piano (o forte), rigare diritto.
In altri casi aggettivi sostantivati preceduti da una preposizione formano varie locuzioni avverbiali:
con le buone, con le cattive, per le spicce, alla svelta, all’antica, all’improvviso.
Si può verificare, soprattutto in contesti scherzosi o in certa prosa letteraria, anche il fenomeno inverso, vale a dire l’uso aggettivale di un sostantivo:
Marco era il più asino di tutti i fratelli;
con i suoi comportamenti dimostra di avere una mente bambina;
una donna interessante, non bella forse, ma molto interessante: molto donna.