In questa guida spieghiamo cosa sono omonimia e polisemia.
Per prima cosa leggiamo le seguenti frasi
a. L’era paleozoica inizia 570 milioni di anni fa
a’. Giovanni era venuto all’appuntamento
b. La saliva è prodotta da alcune ghiandole
b” Maria saliva lentamente la scala.
In a e in a’, come in b e b’, uno stesso significante presenta due significati distinti: era ed era sono omonimi (dal greco homónymos ‘stesso nome’); si tratta di due diversi lessemi appartenenti a due diverse categorie grammaticali; la stessa cosa vale per saliva e saliva.
Si può avere omonimia anche in una coppia di lessemi che hanno la stessa base lessicale ma differiscono nella categoria grammaticale: avvio (verbo) e avvio (nome), sveglia (verbo) e sveglia (nome); invece nel caso di lama (del coltello) / lama (animale) si ha la stessa categoria grammaticale ma sememi diversi.
A parte poche eccezioni, in italiano gli omonimi si pronunciano allo stesso modo (sono cioè omofoni), si scrivono allo stesso modo (sono cioè omografi). Gli omonimi che sono omografi ma non omofoni dipendono da alcune imperfezioni del nostro sistema grafematico: la non distinzione grafica tra /e/, /o/ aperte e chiuse (pèsca – pésca), tra sibilante sorda e sonora (fuso – fuso), tra affricata dentale intensa sorda e sonora (razza – razza). Rari sono i casi di non omografia: ha / a, la / là, cieco / ceco, le lezioni / l’elezioni’
A differenza dell’omonimia, fenomeno piuttosto particolare e risultante sia da fattori diacronici sia dal contatto linguistico, la polisemia, che è la coesistenza di più significati nella stessa parola, è un fenomeno onnipresente e centrale nella semantica delle lingue. In genere la polisemia va di pari passo con la frequenza: le parole più frequenti sono quelle potenzialmente polisemiche. La polisemia è un fenomeno di grande importanza nella strutturazione del lessico per almeno due motivi: 1. attua una notevole economia di vocaboli; 2. aiuta a ricordare più facilmente i vocaboli. Consideriamo ora alcune frasi in cui ricorre il verbo passare:
a. il malintenzionato passa per la finestra ‘penetra, attraversa’;
b. Mario passa a casa di Piero ‘Va’;
c. la pasta passa di cottura ‘eccede il giusto limite’;
d. l’alunno passa (ad) un esame ‘è promosso’;
e. il tempo passa ‘trascorre’;
f. il raffreddore ‘finisce’;
g. quell’incosciente passa in curva ‘sorpassa’;
h. la spada lo passa da parte a parte ‘trafigge’.
In ciascuno di questi esempi passare ha una parte di significato in comune e una parte di significato propria, individuale. Diciamo meglio: i sememi passare (a, b, c, d, e, f, g, h) hanno tutti almeno un sema in comune (invariante di base), ma ciascuno di essi ha almeno un sema distinto (variante). Ciò equivale a dire che in ogni parola c’è un significato di base e un significato che varia in rapporto al contesto.
La distinzione tra omonimia e polisemia pone qualche problema. In genere il lessicografo considera omonimi i lessemi: 1. che hanno diversa etimologia (appunto avverbio / appunto nome, lama del coltello / lama animale); 2. che hanno diversa categoria grammaticale (cantare verbo / cantare nome ‘genere letterario’); 3. che, pur avendo la stessa origine, hanno significati molto diversi (vita ‘il vivere’ / vita ‘taglia’, radio ‘osso / radio ‘elemento chimico’ / radio `apparecchio trasmittente’).
Il lessicografo fa rientrare nella polisemia significati tra loro lontani, come risulta da qualche esempio della terminologia automobilistica: candela (di cera) / candela (dell’auto), sterzo (dell’aratro) / sterzo (dell’auto); cfr. ancora freccia, marmitta, scarico: la differenziazione è ottenuta spesso mediante l’aggiunta di un determinante: albero di trasmissione (a camme), marmitta catalitica, o mediante la suffissazione (carrozza / carrozzeria).
Una delle fonti principali della polisemia è la metafora come risulta da esempi quali: braccio di ferro, (per esempio tra il datore di lavoro e il sindacato), un buco di dieci miliardi (nel bilancio dell’azienda), la maratona parlamentare (dal significato di ‘gara podistica’ a quello di ‘attività che si protrae nel tempo e impegna faticosamente’).
La polisemia può essere prodotta anche mediante la metonimia, che è lo scambio tra significati che sono contigui: bere un bicchiere (vale a dire il contenuto di un bicchiere), manca la luce, per significare che manca la corrente elettrica.