Gli aggettivi possessivi indicano la persona cui appartiene una determinata cosa; hanno quindi una duplice funzione: da un lato specificano l’oggetto posseduto, dall’altro precisano la persona del possessore.
Poiché le persone sono tre al singolare (io, tu, egli) e tre al plurale (noi, voi, essi), anche gli aggettivi possessivi saranno tre per le persone singolari e tre per le persone plurali:
I possessivi hanno quattro forme distinte: una per il maschile, una per il femminile, una per il singolare e una per il plurale; soltanto la terza persona plurale loro è invariabile. Mio, tuo, suo hanno al plurale maschile le forme miei, tuoi, suoi; tutte le altre forme sono regolari.
L’aggettivo possessivo concorda in genere e in numero con il nome cui si riferisce (non con la persona del possessore):
la nostra automobile, il vostro appartamento;
i miei giocattoli, le tue penne.
In un caso, però, si deve tenere conto del possessore oltre che della cosa posseduta: nella terza persona plurale. Bisogna usare suoi per il maschile e sue per il femminile quando il possessore è uno solo:
Carlo mi ha mostrato i suoi terreni e le sue case (cioè ‘i terreni e le case di lui‘):
si deve invece usare loro quando i possessori sono due o più:
Carlo e Luigi mi hanno mostrato i loro terreni e le loro case (cioè ‘i terreni e le case di loro‘).
Se è necessario evitare un’ambiguità possono adoperarsi (ma non è un uso molto comune) le forme del pronome personale precedute dalla preposizione di; cosi, invece di dire:
Paolo si è intrattenuto con Mario nel suo ufficio
se si vuoi precisare chiaramente che si tratta dell’ufficio di Mario, si dirà:
Paolo si è intrattenuto con Mario nell’ufficio di lui.
La nostra lingua dispone di altri due aggettivi possessivi: proprio e altrui.
Proprio può sostituire il possessivo di terza persona singolare e plurale, solo quando si riferisce al soggetto della frase:
ha sperperato il proprio denaro; hanno fatto il proprio dovere.
In particolare, si usa proprio in luogo di suo e loro quando questi potrebbero creare equivoci non indicando chiaramente il possessore:
Paolo si è intrattenuto con Mario nel proprio ufficio
(cioè ‘nell’ufficio di Paolo stesso‘).
L’impiego di proprio è obbligatorio nelle costruzioni impersonali:
difendere le proprie idee; conoscere le proprie responsabilità;
è preferibile quando il soggetto è indefinito:
tutti possono esprimere il proprio pensiero; ciascuno è artefice del proprio destino.
Proprio serve anche a rafforzare l’aggettivo possessivo: l’ho visto con i miei propri occhi, ti sei rovinato con le tue proprie mani.
Altrui indica un possessore indefinito e corrisponde alle espressioni ‘di altri, degli altri‘; è invariabile e solitamente viene posto dopo il nome:
non desiderare la roba altrui; bisogna rispettare le opinioni altrui.
Valori dell’aggettivo possessivo
L’aggettivo possessivo equivale a un complemento di specificazione:
la vostra casa = la casa di voi;
il suo vestito = il vestito di lui o di lei;
il loro giardino – il giardino di loro.
Per questo nella terza persona singolare e plurale può essere sostituito dalla particella pronominale ne, che significa appunto ‘di lui, di lei, di loro‘:
appena lo conobbi divenni suo amico = appena lo conobbi ne divenni amico
da molto tempo non ho loro notizie = da molto tempo non ne ho notizie
L’aggettivo possessivo può avere valore oggettivo o soggettivo, cioè può costituire l’oggetto o il soggetto dell’azione indicata dal sostantivo:
fallo per amor mio = perché ami me (oggettivo);
attendono il mio arrivo = che io arrivi (soggettivo).
In generale, però, la funzione del possessivo è quella soggettiva.
L’aggettivo possessivo non si limita ad esprimere l’idea della proprietà e del possesso, ma assume anche altri valori. Per esempio, può indicare relazioni di parentela (miopadre, tuo zio) o rapporti di amicizia, di lavoro, di affari, di clientela (t miei compagni, il tuo capoufficio, il suo avvocato); talvolta sottolinea l’abitualità di un fatto: non saprei rinunciare al mio sonnellino pomeridiano.
Utilizzo dell’aggettivo possessivo
Come si può dedurre dagli esempi che abbiamo fatto, di solito l’aggettivo possessivo precede il nome cui si riferisce; viene posposto:
-nelle frasi vocative ed esclamative:
signori miei, così non va
-quando si vuole conferirgli un rilievo particolare:
il fratello mio;
-quando si vuole accentuare l’idea di possesso:
questa è la mia casa / questa è casa mia;
-in varie locuzioni con preposizione:
di testa mia, per colpa sua, per amor vostro, per conto nostro ecc.;
si noti in tutti questi casi l’omissione dell’articolo.
L’articolo si omette anche davanti ai nomi indicanti una relazione di parentela:
mia madre, tuo padre, suo fratello, nostro zio, vostro nipote.
In taluni casi, tuttavia, l’articolo si conserva:
-quando il nome di parentela è al plurale: i suoi fratelli, i nostri zii;
-quando il nome è qualificato da un aggettivo: il mio nipote diletto; o determinato da un complemento: il tuo zio di Roma;
-con i nomi composti o alterati: la tua zietta;
-con loro e proprio: la loro sorella, la propria madre;
-con i nomi affettivi papà, babbo, mamma, figliolo, figliola
Per alcuni nomi di parentela l’uso è oscillante, nel senso che si può avere o non avere l’articolo.
Spesso l’aggettivo possessivo si sottintende; ciò accade quando la persona del possessore è chiaramente individuabile dal contesto:
s’infilò il cappotto; battè la testa; alzò la mano.